E’ l’olio vegetale più usato al mondo, non solo nei prodotti alimentari, ma anche nel settore cosmetico, energetico, farmaceutico e persino nella produzione di mangimi. I suoi danni non sono solo alla salute ma anche al pianeta, ed è per questo che sempre più persone ed aziende scelgono di evitarlo.
Ma i produttori corrono ai ripari. Gli spot dell’olio di palma sulle reti televisive Rai e Mediaset sono iniziati il 28 febbraio 2016 e proseguiranno per tre settimane. Il budget rimane una notizia riservata ma deve ammontare a qualche milione di euro, visto che il programma prevede anche due settimane di inserzioni a tutta pagina sui giornali e altre tre settimane di banner in rete.
I finanziatori sono tutte le aziende e associazioni che producono schifezze, ovvero cibi industriali che non...
... hanno nulla di buono tranne che per le tasche di chi li produce, e sono: Ferrero, Unilever, Nestlé e Unigrà, Aidepi, Assitol (Associazione italiana dell’industria olearia che raggruppa le principali aziende del settore che producono olio extravergine di oliva, olio di semi e margarine), Associazioni Prodotti e Preparazioni alimentari aderenti ad Aiipa (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari).
PERCHE’ FA MALE
- Sotto accusa nel caso dell’olio di palma è un acido grasso saturo denominato acido palmitico che aumenta i livelli del colesterolo ed innalzana i rischi di coronopatia, secondo quanto rilevato da oltre 50 studi scientifici pubblicati nel 2014 su The American Journal of Clinical Nutrition.
- Uno studio pubblicato su Lipids nel 2014 si dimostra il legame tra olio di palma e incremento di sostanze infiammatorie circolanti nel sangue favorendo l’infiammazione cronica che porta allo sviluppo di varie patologie come le cardiovascolari, l’aterosclerosi, il diabete e anche alcuni tumori.
- La coltivazione dell’olio di palma sta distruggendo le foreste pluviali del sud-est asiatico, provocando incendi che durano mesi, facendo scomparire decine di migliaia di ettari di foresta, costringendo all’evacuazione migliaia di persone e determinando la morte degli oranghi.
PERCHE’ ALLORA VIENE USATO?
Perché è conveniente per le aziende sia economicamente che a livello produttivo.
La coltivazione della palma rende moltissimo, per cui il raccolto su una certa superficie di terreno dà molto più olio rispetto ad esempio alla soia o al girasole che richiederebbero più spazio. Inoltre è un grasso solido come il burro e quindi rende gli alimenti cremosi e permette anche di conservarli più a lungo.
COME RICONOSCERLO
Indicare la sua presenza all’interno dell’elenco degli ingredienti riportati sulle confezioni dei prodotti alimentari non è obbligatorio, infatti se trovi scritto “olio vegetale” è quasi al 100% olio di palma. Infatti siccome le aziende sanno che i consumatori stanno venendo a conoscenza del pericolo, preferiscono mascherarlo.
Si trova principalmente nei prodotti da forno come biscotti, pane confezionato, cracker, grissini e fette biscottate (convenzionali, ma spesso purtroppo anche “biologiche”), ma anche di creme dolci spalmabili, patatine fritte e snack salati e condimenti.
I problemi della salute sono stati evidenziati anche dall’Istituto Superiore di Sanità che in un documento del 26 febbraio 2016 indica un eccesso di assunzione di acidi grassi saturi nei bambini (+49%) dovuto in misura rilevante all’uso generalizzato del palma. E’ stato osservato che per superare il limite giornaliero di olio di palma basta mangiare più di 4 biscotti (e considerato che ormai è non solo nei dolci è facilmente superabile).
Evitare l’olio di palma non rappresenta unicamente una questione di salvaguardia della salute, ma anche di rispetto dell’ambiente e del pianeta. La produzione di olio di palma è infatti causa di deforestazione e di distruzione degli habitat naturali degli animali che popolano le foreste di luoghi come Indonesia, Malesia, Uganda e Costa d’Avorio e della sottrazione alle popolazioni native di territori da esse abitati da sempre.
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