l Tg3 regionale parla delle cucine solari
Un forno solare a parabola cuoce anche in inverno!
Cucina solare in azione
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Le informazioni contenute nei nostri articoli NON intendono sostituire una visita con un operatore sanitario qualificato e non vanno intese come consigli medici o psicologici. Non intendono essere complete e non costituiscono una terapia d'uso di integratori o diete.
Cucinare con l’energia solare significa non consumare combustibile, non produrre fumo o cenere. In una parola significa non inquinare. Grazie alla risorsa per eccellenza più pulita, accessibile e gratuita, il Sole, e pochi altri accessori è possibile cucinare in modo sano ed ecologico utilizzando un forno solare. Riuscendo a captare e concentrare i raggi solari questi forni possono purificare l’acqua e renderla potabile, cucinare cibi e sterilizzare strumenti.
La cottura lenta al sole esalta il gusto dei cibi conservandone tutte le proprietà nutritive e organolettiche quindi è anche benefico per la nostra salute oltre che quella del pianeta.
Ne esistono di diversi tipi, quelli più efficienti possono essere acquistati online con un prezzo che si aggira tra i 100 e 200€, oppure puoi facimente costruirne uno da te utilizzando dei materiali di riciclo che funziona davvero.
Questi forni sono ideali per le popolazioni povere del mondo che spesso si concentrano appunto nei paesi caldi (Africa, Medio Oriente e Asia), nei campi nomadi e all’interno di parchi o riserve naturali.
Se in alcune situazioni di emergenza è forse l’unico modo per cucinare in maniera economica (logica), nei paesi ricchi diventa una forma...
... di rispetto della natura e delle risorse, di indipendenza e una giocosa esperienza. Gli amanti della natura e delle escursioni, in campeggio o per picnic all’aperto, possono usare la tecnologia del forno solare senza preoccupazioni: nessuna bombola a gas o legna da bruciare; niente ceneri e fumi.
Dai kit prefabbricati in commercio al fai da te
Per chi ama il packaging e conserva gli imballaggi (dalla scatola della pizza agli scatoloni da trasloco), è possibile riutilizzarli dotando i balconi o le terrazze di cucine portatili solari.
Per tutti coloro che, invece, cimentandosi nel fai da te hanno scarsi risultati con conseguente abbassamento della propria autostima, sono in commercio diversi modelli e tipologie di forni solari (i più tecnologici hanno mirini per puntare sole e specchi riflettenti), a partire da prezzi davvero modici senza doverli costruire da sè.
I forni a scatola e a pannelli sono la tipologia più semplice ed economica; quelli parabolici o a piatto sono più costosi e di difficile realizzazione perché il buon funzionamento dipende da un’opportuna progettazione (più piccolo è il punto di fuoco, maggiore sarà l’efficienza).
Il primo forno solare fu inventato da Horace de Saussure, un naturalista svizzero, nel 1767.
Esistono tre tipologie di forni solari
Come costruire il forno a scatola
I modelli a scatola sfruttano l’effetto serra generato all’interno del contenitore. Le scatole possono essere di cartone o, per maggiore resistenza, in legno. Sono ricoperte da materiali riflettenti e chiuse da un pannello trasparente, in modo che l’aria calda intrappolata dentro surriscaldi l’interno.
La temperatura raggiunta da un forno a scatola o da un forno a pannelli, che dipende dal numero e dalle dimensioni dei riflettori usati, può arrivare di solito a circa 150 °C, ma bisogna tenere presente che le alte temperature utilizzate dai forni normali sono raggiunte per fare delle dorature o per gratinare il cibo. In realtà infatti si potrebbe cuocere tranquillamente a 90°C.
Il forno a scatola più noto è il Kyoto Box, grazie al quale il norvegese Jon Bøhmer ha vinto nel 2009 il Climate Change Challenge e 75 mila dollari. Il progetto riprende e semplifica alcuni prototipi già condivisi in rete e auto-prodotti.
Il primo prototipo costa pochi dollari ma funziona solo con un irraggiamento molto potente: è ideale perciò per i paesi dell’Equatore. tratta di due scatole infilate l’una nell’altra; quella interna è dipinta di nero, quella esterna è rivestita di carta argentata.
Tra le due l’isolamento è garantito da carta di giornale, paglia o sughero. All’interno si posiziona l’acqua da bollire o il cibo da cuocere ed il forno esposto al sole raggiunge temperature così elevate da riscaldare anche il contenuto.
Invenzione semplice ed economica da realizzare con pochi mezzi e dappertutto, che permette di bollire 10 l di acqua in 2 ore. È stata, in seguito, commercializzata in versione più efficiente con scatola in propilene e coperchio in vetro acrilico.
Tale prototipo può effettivamente migliorare le condizioni di vita di persone svantaggiate, riducendo problemi gravi quali l’emissione di CO2, l’inalazione di fumi, incendi e la deforestazione.
Nei paesi africani è possibile, inoltre, disinfettare l’acqua tramite distillazione salvando la vita di bambini che ingeriscono quella infetta.
Miniguide e tutorial condivisi in rete
Esistono tantissime miniguide e tutorial per l’autoproduzione di forni solari su siti internet come SolarCooking: Minimum fatto con due scatole di cartone simile al Kyoto Box, il forno a camera d’aria con un pneumatico, un pannello di vetro e uno di legno, l’ombrello solare e quello realizzato con il parasole. Si passa dunque dal più semplice fatto con una bottiglia di plastica al più complesso: il forno parabolico realizzato con il cartone corrugato e rivestito da fogli di alluminio.
Per costruire il forno a scatola ecco due miniguide:
Il forno solare a scatola “Minimum”
Vantaggi e svantaggi
Utilizzando i forni più rudimentali i tempi di cottura sono maggiori, specie se non si vuole spostare la cucina ogni 20 minuti per seguire il sole; le temperature raggiunte e i tempi sono in funzione delle radiazioni solari e della tipologia del forno.
Le prestazioni chiaramente migliorano se si cucina nelle ore centrali della giornata e se i recipienti utilizzati sono neri. Poiché non c’è fiamma viva non è necessario nessun controllo o presenza durante la cottura, permettendo di fare, contemporaneamente, altre attività.
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